Sono partiti da Imola il 13 Settembre, 7 imolesi, fra cui 5 giovani, per arrivare a destinazione, Bukavu in Repubblica Democratica del Congo, il 14 sera, attraversando i confini del Burundi e del Rwanda. Il gruppo, formato da Stefania Batani, Annalia Guglielmi, Leonardo Vignini, Filippo Cantoni, Luca Bernabini, Ginevra Landini e Anna Laura Miszerak, al suo arrivo ha ricevuto da alcuni esponenti della comunità “Les Amis de Don Beppe” un’accoglienza esemplare, che ha subito sancito l’impronta del viaggio, ovvero quella di consolidare e approfondire un’amicizia tra Imola e Bukavu che dura ormai da più di 20 anni.

Bukavu, con i suoi 2 milioni di abitanti, è una città frastornante: il traffico governato dal caos, le moto che rombano e saltano su enormi buche – sì perché a Bukavu le strade non ci sono – sorpassano pulmini stipati di persone e alzano un polverone di terra rossa che toglie il respiro e la vista; bambini che spuntano all’improvviso e corrono ovunque; le donne che trasportano pesi sulla testa, spesso beni da vendere al mercato; uomini che si aggirano con polli e capre per mano, in cerca di un acquirente. Tutti, che appena vedono un uomo bianco, si voltano con occhi stupiti e curiosi, talvolta perplessi, sorridono e urlano “Muzungu” che in swahili vuol dire “uomo bianco”. Girando per la città si notano ancora alcuni edifici risalenti all’epoca coloniale o altre costruzioni in muratura, ma tuttalpiù sono le baracche costruite con poco che catturano lo sguardo, sono case o negozi improvvisati che si affacciano sull’immensa bellezza del Lago Kivu.

Il secondo scopo del viaggio era quello di conoscere maggiormente ed essere testimoni delle opere che il gruppo e il Centro Kitumaini porta avanti nelle campagne con il sostegno dell’Oratorio di San Giacomo di Imola. È importante sottolineare come queste iniziative siano interamente gestite dai congolesi, come ad esempio Nadine, una ragazza che segue attivamente il progetto dei bimbi malnutriti e della Scuola di Pietro, sempre sotto la sguardo vigile di Pierre Lokeka, guida della comunità. I 7 sono quindi andati in visita alla Scuola di Pietro che in tre anni è cresciuta ed adesso comprende 1 classe materna e 4 classi elementari con un totale di 210 bambini circa, ai quali offre istruzione a titolo interamente gratuito. In questa occasione, oltre che conoscere i bimbi e giocare con loro, gli italiani hanno potuto parlare con i maestri e alcune mamme presenti. Quando si sono recati al centro sede del progetto che segue i bambini malnutriti, hanno avuto la possibilità di visitare anche il villaggio e le capanne dove vivono alcuni di loro con le rispettive famiglie. Le capanne sono fatte di legno o fango essiccato, piccoli rifugi che spesso ospitano famiglie troppo numerose. Altre due iniziative di sviluppo molto importanti, non a carattere assistenziale, sono la Banca di Microcredito IMF Kitumaini e la Cooperativa agricola che sostengono donne vittime di violenze e spesso abbandonate dai mariti o dai padri. Attraverso i piccoli prestiti della banca o il lavoro nei campi agricoli le donne riescono a nutrire i figli e farli studiare. Anche il dottor Tetè, ugualmente membro della comunità di “Les Amis”, offre il suo lavoro di ginecologo in aiuto alle donne che hanno subito maltrattamenti, in seguito ai quali frequentemente rimangono incinte o estremamente malate.

È commovente vedere con quanta dignità e profondità d’animo queste donne raccontano la propria storia, manifestando una grande gratitudine al centro Kitumaini e al lavoro che fa per aiutarle. “Nakushukuru EwBwana” è il titolo di un canto congolese, in swahili, che ha accompagnato gli italiani, con la sua dolce e festosa melodia, durante tutto il loro viaggio. Perché per i congolesi è sempre un buon momento per cantare ed esprimere la propria gratitudine per le più piccole delle cose.
Anna Laura Miszerak

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