“Il disegno è la sincerità nell’arte. Non ci sono possibilità di imbrogliare. O è bello o è brutto.”
Le metamorfosi di Narciso (1936-1937)
L’opera simboleggia il mito di narcisismo, raffigurato da Narciso che muore e si fossilizza. L’immagine è presentata come un’ambigua relazione tra illusione e realtà, in un complesso intreccio di verità e inganno, desiderio e sentimento. L’opera concepì inoltre l’opera per “cimentare” l’osservatore nella trasformazione del protagonista e fece sì che, per lo spettatore, Narciso scomparisse a poco a poco, fino a raggiungere la sua massima metamorfosi.
La persistenza della memoria (1931)
Mostrandosi assai sensibile all’influsso di Sigmund Freud, Dalì riflette sulla relatività del temo. Il suo scorrere è cupamente scandito dal moto cadenzato degli. A giudizio di Dalì, questi strumenti tecnici sono messi in crisi dalla memoria umana, un dato né qualificabile né tangibile che è alla base della soggettività del tempo. Questo argomento era già stato trattato nelle indagini di Albert Einstein, che sostiene la soggettività dello scorrere del tempo. In questo modo, l’immagine degli orologi molli simboleggia la plasticità e la soggettività del tempo. La mosca adagiata sul primo orologio “suggerisce che l’oggetto della memoria è una qualche specie di carogna, che si imputridisce nella stessa maniera in cui si liquefa”. Le formiche invece che brulicano sull’orologio arancio simboleggiano l’annullamento dell’oggettività del tempo, un elemento che, essendo inafferrabile, non può essere imprigionato in un oggetto fisico.
La giraffa in fiamme (1937)
L’immagine è ambientata in un’atmosfera crepuscolare con un profondo cielo blu. Ci sono due figure femminili in primo piano, una con i cassetti che si aprono dal suo lato come una cassa. Entrambi hanno forme falliche indefinite (forse orologi fusi, come un’immagine ricorrente delle opere precedenti di Dalí) che sporgono dalle loro spalle che sono supportate da oggetti simili a stampelle. Le mani, gli avambracci e il viso della figura più vicina sono ridotti al tessuto muscolare sotto la pelle. Una figura tiene in mano una striscia di carne. Sia gli esseri umani che si raddoppiano come una cassettiera sia le forme a stampella sono archetipi comuni nel lavoro di Dalí.
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